Resilienza nei bambini

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La resilienza nei bambini è un’idea che ha suscitato sempre più interesse sia in psicologia sia in campo educativo. Soprattutto negli ultimi anni.

Di cosa si tratta? Cosa significa sviluppare resilienza?

È stata definita come una qualità fondamentale per il benessere e lo sviluppo dei bambini.

Riguarda la capacità di affrontare e superare i problemi e le difficoltà della vita. 

Le persone resilienti, e quindi anche i bambini, imparano a uscire rafforzati e a essere più consapevoli dopo ogni evento negativo. 

Insomma, la resilienza è una sorta di antidoto alla sofferenza. 

Può:

  • essere un fattore protettivo durante l’infanzia e l’adolescenza, 
  • agevolare il passaggio verso la vita adulta.

Cosa significa il termine resilienza

Il termine resilienza deriva dal latino “resilire” e significa “rimbalzare indietro”. 

In psicologia indica la capacità di un individuo di far fronte alle avversità.

Ognuno di noi reagisce in modo diverso alle difficoltà e ai traumi che la vita presenta.

Un atteggiamento resiliente ti permette di:

  • superare le situazioni più complicate
  • trovare nuovi modi per affrontare il quotidiano
  • cercare risorse mai utilizzate per affrontare le sfide future. 
Anche l’atteggiamento dei coetanei influisce nella risposta alle situazioni problematiche da parte dei bambini

Come si sviluppa la resilienza nei bambini?

Nel caso dei bambini, la resilienza si riferisce alla loro capacità di sviluppare abilità sociali, emotive e comportamentali adeguate, pur vivendo in situazioni di difficoltà, disagio o sofferenza.

Quando nasce la resilienza?

La resilienza è stata oggetto di studio a partire dal secondo dopoguerra.

Alcuni ricercatori come Emmy Werner e Michael Rutter, iniziarono a studiare la capacità che avevano alcuni individui di superare le difficoltà e le esperienze traumatiche vissute durante l’infanzia.

Sembrava quasi che custodissero una sorta di “forza interiore” che li proteggeva dalle conseguenze negative degli eventi stressanti. 

Dopo questa ricerca, molti altri studi hanno approfondito il concetto di resilienza.

Come possiamo definire la resilienza?

Il termine resilienza è usato per indicare la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.

Allo stesso modo per gli esseri umani la resilienza è un complesso di pensieri, azioni, atteggiamenti, strategie che:

  • varia nel tempo e a seconda delle situazioni, 
  • coinvolge diversi aspetti del funzionamento individuale (emotivo, cognitivo, comportamentale, sociale);
  • permette ad ogni persona di far fronte alle situazioni in cui si trova in maniera attiva e responsabile.

Quali sono i fattori che influenzano la resilienza nei bambini?

Ci sono diversi fattori che possono o meno influenzare la resilienza:

le caratteristiche e le risorse personali dei bambini, ma soprattutto il contesto sociale in cui essi vivono e si sviluppano.

In particolare: 

  • fattori individuali: riguardano le caratteristiche personali del bambino, come le sue capacità cognitive, emotive e sociali, la sua temperamento, la sua autostima e il suo senso di autoefficacia;
  • fattori familiari: sono legati al contesto familiare e all’interazione tra il bambino e i suoi genitori o altri membri della famiglia, e comprendono il supporto affettivo, la comunicazione, l’autonomia e la coerenza educativa;
  • fattori comunitari: includono tutti gli aspetti del contesto sociale, culturale e istituzionale in cui il bambino vive quotidianamente. 
I genitori, gli educatori e tutte altre figure di riferimento sono importanti per l’educazione all’atteggiamento resiliente nei bambini

Come si può educare alla resilienza?

Per fare in modo che ogni bambino sviluppi un atteggiamento resiliente è fondamentale che ogni persona con la quale il bambino entra in contatto:

  • abbia lo stesso tipo di atteggiamento
  • consideri ogni avvenimento anche quello meno piacevole, un’opportunità o una sfida più che un problema.

Insomma affrontare una situazione difficile non è e non sarà mai un problema!

Ecco perché è importante che la famiglia,la scuola, i coetanei e tutti gli adulti di riferimento del bambino sostengano una modalità di reazione attiva e resiliente.

In questo caso sei fortunato!

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