Cosa non dire mai a un bambino? E soprattutto perché?
Quante volte ti è capitato di trovarti in una situazione di rabbia e frustrazione con tuo figlio e di avergli detto delle cose delle quali poi ti sei pentito come genitore? Cosa avresti potuto dirgli più correttamente dal punto di vista educativo?
È successo a molte mamme e molti papà di trovarsi a fronteggiare delle situazioni nelle quali non sapevano bene cosa fare o cosa dire per evitare dei problemi coi bambini.
Spesso gli adulti si ritrovano a dire delle cose che ritengono normali solo perché la maggior parte della gente comune lo fa.
Molte volte però non ci si rende conto che alcuni comportamenti non sono adeguati all’emotività di un bambino che sta crescendo.
Le fasi dello sviluppo sono delicate e presuppongono che i genitori le sostengano nella maniera migliore.
Secondo educatori e psicologi, infatti, ci sono degli atteggiamenti che i genitori mettono in atto, spesso dando ascolto al proprio ego e che mortificano il bambino senza trasmettergli realmente alcun insegnamento.
Ecco alcuni esempi:
- sei un disastro, non sai fare nulla! In questo caso si attiva la parte ipercritica del bambino che gli farà credere che lui non sappia veramente fare nulla;
- se non mangi non ti voglio più bene. In questo modo si condiziona l’amore, legando la necessità di cibarsi con la dipendenza affettiva dall’adulto;
- se ti calmi la mamma ti porta alle giostre. Si collega l’emozione della calma ad una richiesta del genitore e non ad un sentimento autentico. Inoltre il gioco viene vissuto come ricompensa e non come momento di piacere vero e proprio;
- se piangi ancora, niente gelato (o pizza o cartoni). Si nega al bambino di esprimere la proprie emozioni e si collega una ricompensa materiale ad un sentimento di tranquillità falsato.
Quindi come si rimprovera un bambino o una bambina?
I rimproveri vanno fatti ai bambini ma senza:
- svilirli;
- punire le loro emozioni;
- condizionare l’amore;
- inculcare paura;
oppure
- essere troppo giudicanti o ipercritici;
- innescare il senso di colpa.
Secondo Maria Montessori è sbagliato far associare al bambino un castigo ad un suo comportamento sbagliato.
Così introdusse il principio dell’autoeducazione Montessori.
Come rimproverare un bambino?
Bisogna:
- parlare e spiegare con calma;
- dargli una spiegazione proprio nel momento in cui si verifica il suo comportamento che si ritiene sbagliato;
Il bambino ha bisogno di vedere e capire che le sue azioni hanno una conseguenza e per potersi responsabilizzare.
In questa maniera, successivamente, potrà orientarsi, anche senza l’autorità dell’adulto, verso un comportamento più corretto.
Non lo farà per paura di un castigo o per ottenere un premio ma perché ha introiettato un comportamento che fa stare bene tutti.
Anche le nostre Tate Certificate seguono un orientamento di tipo montessoriano.
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