“Il tasso di utilizzo del congedo di paternità è cresciuto in quasi 10 anni più di 38 punti percentuali”,
a rivelarlo è stata una ricerca effettuata da Save the Children.
Accudire i figli ed occuparsi della famiglia, in Italia, si sa essere ancora un compito prevalentemente femminile. A dimostrarlo sono numerose indagini e statistiche che quotidianamente abbiamo sotto il naso e che non è altro che lo specchio di quello che da sempre è il nostro retaggio culturale.
Tuttavia…
Forse un piccolo segnale di un cambiamento che vuole avanzare c’è.
L’organizzazione non governativa Save the children, analizzando i dati dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) e dell’Ispettorato del lavoro, ha evidenziato che sono sempre di più i padri che usufruiscono di due preziosi strumenti a loro disposizione ossia il congedo di paternità e il congedo parentale.
In aumento le richieste del congedo di paternità
Ecco qualche dato a sostegno di quanto appena detto sopra.
In prima battuta c’è da dire che il congedo di paternità in Italia è un diritto piuttosto recente.
Questo è stato introdotto, infatti, solo nel 2012 e prevedeva soltanto un giorno obbligatorio, più due facoltativi, per prendersi cura del proprio figlio appena nato. L’anno successivo, ovvero nel 203, ne hanno usufruito meno di due neo papà su dieci ( il 19,23 per cento).
Da allora la sua durata è stata estesa, fino a quelli che sono ad oggi gli attuali dieci giorni obbligatori,
più uno facoltativo. Così le richieste sono aumentate di 38 punti percentuali, raggiungendo il 57,6 per cento nel 2021: quindi 155.845 padri su circa 400mila nuovi nati.
Ad oggi a usufruire del congedo di paternità sono soprattutto coloro che vivono al nord e che lavorano per grandi imprese e con contratti a tempo pieno e indeterminato.
Le difficoltà di conciliare lavoro e famiglia
Il congedo di paternità, insieme a quello parentale, è uno strumento pensato per supportare il padre
a conciliare lavoro e famiglia, cercando di riequilibrare i ruoli genitoriali.
Purtroppo però, molto spesso, soprattutto in famiglie che vivono lontane da parenti e dove lavorano entrambi i genitori, i padri sono costretti a lasciare il lavoro per prendersi cura dei figli.
Un equilibrio sempre più difficile da mantenere!
Quindi, sebbene il congedo, nelle sue varie forme, è pensato per riuscire a conciliare la carriera lavorativa con il ruolo di genitore, come dicevamo, ci sono casi in cui mantenere quest’equilibrio diventa davvero impossibile.
Vediamo insieme alcuni dati!
Stando a quanto ci fa sapere nel 2021 l’Ispettorato del lavoro, 52.236 genitori si sono dimessi: per il 71,8 per cento donne e per il 28,2 per cento uomini. Soltanto dieci anni fa, le percentuali erano molto sbilanciate e gli uomini erano solo il 2,9 per cento.
In più della metà dei casi, sia per le madri che per i padri, la motivazione con cui si giustifica la scelta di dimettersi dal proprio lavoro è la difficoltà a prendersi cura dei figli.
A volte conciliare gli orari dell’azienda con cui si lavoro con quelli della cura della prole è davvero impossibile…
In particolare in un paese come il nostro dove c’è un’evidente carenza di servizi come gli asili nido.
Come sostiene Save the children, la maggiore richiesta dei congedi di paternità da parte dei padri, e il progressivo aumento della rinuncia al lavoro, non è altro che “un indice dell’incapacità del sistema paese di sostenere la genitorialità attraverso politiche di rafforzamento dei servizi all’infanzia e un’organizzazione del lavoro maggiormente attenta all’equilibrio tra vita familiare e lavorativa”.
C’è bisogno di aiuto concreto!
Che un padre voglia occuparsi a tempo pieno di suo figlio, dando la possibilità anche all’altro genitore di essere anche ed ancora una lavoratrice e non solo una madre (come accade spesso) è una cosa bellissima.
Tuttavia non è giusto rinunciare ad un diritto, che è il lavoro…
Non è giusto doversi trovare nella condizione di scegliere perché il Paese in cui viviamo non ci dà la possibilità di poterci dedicare con serenità ad entrambe le sfere…
Non ci dà la possibilità di essere delle buone madri e dei buoni padri e allo stesso tempo delle lavoratrici e dei lavoratori appagati e realizzati.
Allora c’è bisogno di aiuta, di sostegno, ma di quello vero…e non solo quando un bambino nasce, ma sempre. Perché si è genitori 365 giorni l’anno. E chi li aiuta i genitori 365 giorni l’anno?
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