Bambini che dicono sempre no: talvolta i genitori faticano a comprendere alcuni atteggiamenti dei loro bambini, in particolare quando ci si trova di fronte a continui “no”.
La fase del “no”, detta anche fase oppositiva, è un momento di affermazione di identità o semplicemente di capricci? Se te lo stai chiedendo, continua a leggere…
Il mio bambino dice no
Che si tratti di azioni semplici come lavarsi i denti o di azioni e compiti più complessi come rimettere a posto i giochi dopo averli usati, la risposta non cambia: il bambino dice no.
Ma come mai?
“Forse sto sbagliando qualcosa”, quante volte l’hai pensato?
Prima di giudicare il tuo operato di genitore vediamo insieme perché il bambino,
arrivato in una fase della sua crescita, tende a dire sempre no.
Si tratta di una fase detta appunto oppositiva , ed è il momento in cui il bimbo si rende conto di essere un individuo a sé stante, del tutto distaccato dalla sua mamma.
In questo modo il bambino non fa altro che affermare la sua identità e il suo modo di essere.
Arriva un momento, infatti, intorno ai 2-3 anni in cui riesce a percepire la consapevolezza di se stesso.
Inizia quindi a sperimentare il suo sé e si sente in grado di poterlo affermare. In che modo?
Proprio attraverso il NO.
Questo processo è scaturito da un meccanismo del tutto inconscio,
questo vuol dire che non si tratta di “capricci”, ma, piuttosto, è l’istinto che guida i suoi comportamenti.
Sicuramente, a quest’età, i capricci sono molto usuali ma se ci pensiamo,
anche il capriccio in sé è una forma di dissenso da parte del bambino, un modo per affermare un suo disagio o una sua richiesta, perché crescere è bello ma è altrettanto faticoso.
Bambini che dicono sempre no: i terribili due
In questa fase, i bambini scoprono il potere della magica parolina “NO” e la ripropongono, ribellandosi con molta decisione a qualsiasi richiesta o proposta. Ma non si tratta di una fase negativa: il “no” del piccolo è una vera e propria conquista, un segnale positivo, ossia la capacità di essere autonomo e distinto dagli adulti che lo accudiscono.
Mia figlia dice sempre no: cosa fare
Sicuramente gestire questa fase per Mamma e papà non è semplice.
Cosa si può fare? Secondo gli psicologi «Un genitore deve agire come il suo bambino: andare per tentativi e provare a mettersi nei panni di un piccino di due anni, provare anche solo a pensare cosa voglia dire vivere la sua vita di ogni giorno».
«Il nostro suggerimento è quello di cercare di mantenere il più possibile la calma, di non alzare i toni di voce se non strettamente necessario e in modo molto fermo: un “no” detto bene vale più di mille strilli. Sappiamo bene che tutto questo è molto facile a dirsi e più complicato a farsi, ma a volte serve veramente poco per cercare di capire e di ascoltare il nostro bambino: fermatevi, respirate e andate avanti. Non c’è una risposta magica che vada bene per tutto, si procede per tentativi».
Bambini che dicono sempre no: come gestire la fase oppositiva
Avere tanta pazienza non basta. E’ vero che è importante in questa fase accogliere le emozioni dei piccoli ma possiamo adottare una serie di comportamenti che possano facilitare la gestione di questa fase.
Vediamoli insieme:
- Offriramo una scelta. Il più delle volte i bambini pronunciano il “No”secco ad una domanda dei genitori. Ponendogli invece una domanda che comporti una scelta tra due opzioni offriamo al bambino la possibilità di rispondere in maniera precisa, piuttosto che limitarsi ad un semplice No.
- Stabiliamo delle regole. Le regole, e la routine rappresentano un importante strumento educativo. Conoscere il modo in cui fare determinate cose è fonte di sicurezza e tranquillità per i bambini.
- Non rimproveriamolo. E’ faticoso per i genitori mantenere la calma, ma rimproverarlo non farà altro che aumentare le possibilità che i nostri bambini ci dicano no, con un atteggiamento ancora più ostile in quanto semplicemente non si sentiranno capiti.
- Non ricambiamo con un altro no. Proviamo ad interpretare cosa c’è dietro al no dei nostri bambini e diamo sempre loro un buon esempio, perché è attraverso quello che loro affrontano il mondo che li circonda.
La buona notizia è che pian piano questa forma di ribellione tende ad essere abbandonata
dai bambini, per poi riaffermarsi più in avanti, quando si va incontro all’adolescenza, ma questa è un’altra storia.
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